Il rilascio dei capovaccai in natura viene effettuato, a partire dal 2004, seguendo una metodologia che è stata testata per la prima volta, con successo, in Italia e che ha portato alla liberazione di 19 giovani tra Puglia, Calabria e Toscana.

Il protocollo di rilascio (definito hacking) consiste nel sistemare i giovani, quando sono già in grado di termoregolarsi ed alimentarsi autonomamente (cosa che solitamente avviene intorno alla metà di agosto), in una cavità rocciosa o in una cassa-nido nell’area di rilascio, nella quale vengono trattenuti sino al momento in cui siano in grado di volare. La liberazione è supportata dall’attivazione di alcuni carnai nei pressi del sito.

Questa tecnica presenta il vantaggio di imitare l’involo dei giovani allo stato selvatico e permette agli uccelli di disporre di sufficiente tempo per familiarizzare con l’ambiente circostante e soprattutto di memorizzare il luogo del rilascio per poi tornarvi a nidificare.

La cavità prescelta per il rilascio o la cassa-nido appositamente costruita presentano alcune imprescindibili caratteristiche (dimensioni adeguate, sicurezza dai predatori ecc.) e sono allestite per garantire un soggiorno confortevole ai giovani (impianto per il rifornimento di cibo ed acqua, sistema di videocontrollo, rete di protezione).

I giovani capovaccai vengono inseriti nella cavità o cassa-nido a partire dai 65-70 giorni di età e devono rimanervi per 4-7 giorni, durante i quali vengono loro somministrati acqua ed alimenti (senza avere alcun contatto con gli operatori).

La liberazione vera e propria avviene con la rimozione della rete che chiude la cavità o dello sportello anteriore della cassa-nido.

Generalmente i giovani capovaccai lasciano l'area di rilascio per intraprendere la migrazione autunnale 12-21 giorni dopo l’involo, ad un'età di circa 90 giorni.

Per le varie operazioni di restocking organizzate in Puglia si è utilizzato quale sito hacking la cavità di una parete rocciosa dell'Oasi LIPU Gravina di Laterza (TA); gli esemplari liberati in Toscana nel solo 2005 sono stati ospitati in una cassa-nido installata nell’Alta Valle dell’Albegna (GR) mentre quelli liberati in Calabria nel 2015 hanno trascorso il periodo di ambientamento in una cassa-nido all’interno di un carnaio situato in provincia di Crotone.

 

Metodologia

Preparazione degli animali al rilascio

Prima dell’inserimento nella cavità/cassa-nido, i giovani vengono dotati di:

  • un anello metallico inamovibile (ISPRA) e di un anello plastico per il riconoscimento a distanza (azzurro con codice alfabetico di tre lettere bianche);
  • una radiotrasmittente VHF fissata sulla coda, di breve durata, per il controllo degli spostamenti nei dintorni dell’area di rilascio;
  • una radio satellitare GPS o un datalogger GPS-GSM (quando i fondi a disposizione lo consentono), per il controllo degli spostamenti ad ampio raggio.

Per facilitare il riconoscimento in volo dei soggetti rilasciati talvolta vengono decolorate alcune penne remiganti primarie sulla base di uno schema prefissato, diverso per ogni individuo.

 

Preparazione dell'area di rilascio

Nei pressi della cavità/cassa-nido vengono riforniti, a partire da alcuni giorni prima del rilascio, carnai fissi o volanti per far sì che la frequentazione da parte di eventuali rapaci possa attrarre l'attenzione dei giovani e farli convergere, una volta liberati, verso questi punti di alimentazione.

Se presenti, si utilizzano carnai fissi oppure, in aggiunta o in alternativa, si costruiscono ed utilizzano piattaforme-mangiatoia in legno di forma quadrata (di 2 m x 2 m di lato, alte almeno due metri da terra) sulle quali si depositano gli alimenti.

Per approntare efficaci carnai volanti, si colloca il cibo in zone che i capovaccai possono facilmente individuare e nei pressi delle quali possono atterrare senza difficoltà. Spuntoni di roccia isolati e piccoli ripiani rocciosi, possibilmente non accessibili a predatori terrestri come volpi e cani randagi, sono luoghi ideali.

I punti di alimentazione vengono riforniti giornalmente, accertandosi preliminarmente che i capovaccai siano posati e non in vista. Se non ci sono pozze naturali nelle vicinanze del sito di rilascio, si sistemano vaschette con l'acqua in zone sicure ed idonee.

Nell'area viene predisposto un servizio di sorveglianza costante, con o senza l'ausilio di telecamere, dal momento in cui giovani sono inseriti nella cavità naturale o artificiale sino al momento nel quale abbandonano l'area per intraprendere la migrazione. Ciò previene o riduce fortemente il disturbo arrecato da turisti o curiosi, che potrebbe interferire con la fase di ambientamento dei giovani avvoltoi.