Nel 2015 in Italia sono state censite 8 coppie di capovaccaio, distribuite tra Basilicata (2), Calabria (1) e Sicilia (5). Negli anni 2013 e 2014 una coppia aveva nidificato in Puglia, nella Gravina di Laterza (TA), nella zona in cui erano stati messi in atto i rilasci di giovani capovaccai tra il 2004 ed il 2012.

Questi numeri inclementi rendono bene l'idea della drammatica situazione della specie.

Dagli inizi del XX secolo un declino inarrestabile ha interessato tutta la popolazione italiana, prima distribuita lungo le coste tirreniche dalla provincia di Livorno sino alla Calabria e mano a mano sempre più ridotta sia nel contingente che nell’areale, che si è frammentato e poi sempre più contratto. Nel 1970 il capovaccaio contava 71 coppie distribuite in Toscana, Lazio, Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia mentre nel 2008 risultavano solo otto-nove coppie tra Sicilia, Basilicata e Calabria (-89%). Questo valore si è mantenuto stazionario sino al 2013 per poi diminuire nuovamente.

Si ritiene, dunque, che la specie abbia subito un declino dell’80% in tre generazioni (42 anni). Il numero di individui maturi stimati in Italia è di soli 14-16, in decremento. Nella Lista Rossa degli Uccelli d’Italia (2011) la specie viene classificata come “In pericolo Critico”.

La filopatria della specie (cioè la sua fedeltà al sito di nascita) ed il suo calo generalizzato fanno ritenere altamente improbabile che possano verificarsi fenomeni di immigrazione tali da poter arrestare il declino della popolazione; perciò, per risollevarne le sorti, appare indispensabile mettere in atto azioni concrete di conservazione tra le quali operazioni di ripopolamento, con la liberazione di individui nati in cattività. Questa misura viene reputata di estrema utilità nel Piano d’azione nazionale per il Capovaccaio Neophron percnopterus (Andreotti e Leonardi, 2009).