La popolazione europea di capovaccaio è localizzata attorno al bacino del Mediterraneo ed è stimata in 2.600/3.100 coppie, per il 50% concentrate in Spagna. Purtroppo è diminuita di circa il 50% nelle ultime tre generazioni (42 anni) e dati allarmanti sul suo trend vengono registrati in tutto l'areale della specie che, perciò, viene classificata come Endangered a livello mondiale dalla IUCN ed è elencata nell’Allegato I della Direttiva Uccelli (2009/147/EC).

In Spagna, roccaforte europea della specie, la popolazione ha subito un calo superiore al 50% in tre generazione (circa 30 anni). L'ultimo censimento effettuato da SEO-BirdLife ha stimato le coppie spagnole in un numero compreso tra 1.452 e 1.556.

Motivi principali di questo allarmante crollo vengono ritenuti l'elevata mortalità causata dall'uso di bocconi avvelenati, dalla diffusione degli impianti eolici e dalla diminuzione delle risorse trofiche, quest’ultima legata al decremento del coniglio selvatico a seguito di varie malattie nonché all'adozione di nuove norme sanitarie che hanno proibito, almeno per alcuni anni, di lasciare le carcasse del bestiame sul terreno, a disposizione del capovaccaio e di altri rapaci necrofagi.

Nei paesi balcanici la situazione del capovaccaio è molto precaria, soprattutto per le conseguenze dell'uso del veleno e di problematiche varie che colpiscono la specie durante la migrazione e nei quartieri di svernamento.

Il progetto LIFE10 NAT/BG/000152 Neophron (www.lifeneophron.eu), in corso in Bulgaria ed in Grecia, ha rilevato una mortalità elevatissima dei giovani erratici o in migrazione (tra il 2012 ed il 2014 solo sei di 20 esemplari monitorati con radio satellitari sono sopravvissuti) e registrato che soltanto un giovane su sette riesce a raggiungere l’età adulta.

Studi condotti in Spagna (Donázar) hanno evidenziato che l’età media dei capovaccai è molto bassa, attorno ai dodici anni; pertanto un adulto può portare a termine solo 6-7 stagioni riproduttive. A ciò si aggiunge la scarsa produttività della specie.

In Africa l’uso del veleno per uccidere i predatori terrestri è estremamente diffuso e va ad aggiungersi all’uccisione dei rapaci per uso alimentare, per utilizzare alcune parti come amuleti ecc. I cambiamenti climatici stanno determinando un ampliamento della fascia desertica del Sahel che potrebbe rendere più difficoltoso il suo attraversamento da parte delle specie europee che svernano nell’Africa sub-sahariana.

Il quadro che emerge a livello globale è decisamente più che preoccupante e rivela l'assoluta necessità di intraprendere misure concrete per contenere l'impatto delle minacce più rilevanti e sostenere il più possibile le varie popolazioni.